Val più una figura buona che cinquanta cattive

Indagini sulla professione del pittore a Genova nel primo Seicento
Maria Clelia Galassi

Il titolo di questo volume trae la citazione dalla deposizione rilasciata nel 1624 da Bernardo Strozzi, chiamato con Luciano Borzone a stimare i lavori – pala d’altare e affreschi – eseguiti da Andrea Ansaldo per la cappella di San Carlo nella chiesa di Nostra Signora della Concordia ad Albissola Marina.
Il committente, Giuseppe Ghirardi, riteneva di dover pagare l’intero lavoro 470 lire; l’Ansaldo ne reclamava 2.400, una cifra non troppo distante da quella di 2.130 lire stabilita dallo Strozzi e dal Borzone, suoi periti di parte, di cui 500 per la sola pala d’altare. Alla fine, l’artista riceverà complessivamente 1.200 lire, la metà di quanto reclamato ma comunque quasi il triplo di quanto il Ghirardi pretendeva di sborsare inizialmente1. La vicenda, ben documentata attraverso il verbale dell’interrogatorio reso dai due pittori periti, risulta paradigmatica per comprendere come fosse percepito e su quali parametri fosse valutato il lavoro del pittore in questi primi decenni del Seicento, attestando il netto scontro tra una mentalità provinciale e arretrata, quella del Ghirardi – per cui il prezzo della pittura doveva essere ancora stabilito sulla base del numero delle figure e delle ore impiegate per realizzarle – e una visione più emancipata, esposta dai due artisti, secondo la quale il criterio per attribuire un prezzo doveva essere essenzialmente basato sull’abilità e sulla fama dell’autore.

Anno: 2019 Lingua: IT
Formato: 17x24 cm Prezzo: € 20,00 (i.i.)
Pagine: 104 Cod: 978-88-6373-652-6
Collana: Materiali d´Arte Genovese